martedì 14 gennaio 2014

Matteo Bianx e chi deve stare in rete oggi: il come e il perché in 10 risposte




Matteo Bianx alias Matteo Bianconi è uno dei guru della rete.
Della sua vita non si sa nulla se non che cura un interessantissimo blog, che sta dalle parti di Bologna e che è una delle persone che ha più da insegnarci sull'uso della rete.
Vediamo che cosa sono riuscito a farmi confidare con 10 domande secche

1.      Pragmatiko è il nome del tuo blog: che cosa vuoi dirci fin dal titolo?
La verità? Nulla. Si tratta di un blog che gestisco per una società di marketing e comunicazione di Bologna, Pragmatika. I soci fondatori volevano aprire un blog che facesse capo all’azienda e tanti anni fa dissi “Datemi carta bianca e ci penso io”. Lo considero come un piccolo figlio. Ha quasi quattro anni. E ha pure bisogno di una bella rinfrescata nella grafica che spero ci sia a breve.

2.Ti occupi molto di temi sociali, ma visti sempre con un taglio molto collegato alla comunicazione. perché?
Forse per la mia natura accademica e professionale: provengo da una laurea in sociologia, con specialistica in marketing e comunicazione. Dietro ogni fenomeno – che sia online oppure offline – ci sono le logiche della società e quindi degli individui. Amo indagarle, capirle e, nel mio campo, utilizzarle.

3. Intertwine: l’ho scoperto leggendo il tuo articolo del 5 dicembre scorso, che cosa è e perché lo trovi interessante?
Si tratta di un progetto tutto italiano che dovrebbe “capitalizzare” la creatività, fornendo soddisfazione a tutti i protagonisti della filiera. Spero vivamente che abbia un buon seguito, è un’ottima idea.

4. Come fai a scoprire queste nicchie così speciali in rete, qual è il tuo trucco?
Per quanto riguarda Intertwine, è stato facilissimo: mi hanno spedito il comunicato stampa! Scherzi a parte, in rete viaggiano sempre tantissime informazioni (pure troppe) e ogni utente diventa una sorta di snodo fondamentale che può amplificare o meno il messaggio. Le mie fonti sono spesso le persone, sebbene loro non se ne accorgano nemmeno. Ciò non significa che rubo le notizie, eh, prima che si intenda male: a volte basta un tweet per spingerti ad approfondire un tema. La cosa fondamentale è utilizzare gli strumenti che abbiamo online, citare le fonti ed essere dotati di una certa curiosità: tutto il resto è esperienza.

5. Che cosa vuol dire comunicare in rete oggi?
Comunicare in rete non significa esprimersi, ma esporsi. Per ogni tweet, post o articolo che puoi pubblicare c’è sempre qualcuno che ti farà le pulci. Inutile prendersela, bisogna essere forti nelle proprie convinzioni, verificare sempre quanto detto, essere responsabili ed umili. E cosa fondamentale da sapere: Internet non dimentica.

6. Ci descrivi in un tweet i social media come li vedi tu?
Strumenti formidabili di comunicazione, ma anche armi di distrazione di massa. [Credo di aver citato la Guzzanti con la seconda parte, eh]

7.  Perché un’azienda dovrebbe usare la rete?
Essere online non è più una scelta trascurabile. Solo in Italia sei famiglie su dieci si connettono ogni giorno a Internet, spulciando siti e social network. E gli italiani iscritti a Facebook sono oltre 24 milioni. Non sono numeri da sottovalutare, ormai. Però c’è da dire che un’azienda deve saper comunicare online, altrimenti rischia solo di fare una brutta figura. Di qui l’esigenza di affidarsi sempre a professionisti preparati e non al cugino dell’amico che ti tiene una fan page per 50 euro al mese.

8. Chi oggi ha più bisogno di avere una presenza in rete?
Sicuramente le aziende B2C, sebbene anche qualcuna B2B sembra avere capito come utilizzare al meglio i canali della Rete. Per quanto riguarda i giovani: i cacciatori di teste e il personale HR utilizza sempre di più la ricerca online tra Google e LinkedIn, quindi consiglierei a tutti di avere un occhio di riguardo verso se stessi e cosa circola sul proprio conto.

9. Food, fashion, fantasia: come può la creatività italiana sfruttare la rete per arrivare all’estero? Può farlo? Ha senso secondo te?
Assolutamente sì, però bisogna farlo con intelligenza. Se me lo chiedessero, io proporrei prima una bella indagine qualitativa del mercato e poi un corretto posizionamento strategico. E infine lavorare, lavorare fino all’esaurimento. LOL

10.  Sociale, solidarietà, social media: si può realmente? come?

Sono tantissimi i casi, non ultimo quello della campagna #ioesisto, che a me è piaciuta molto. Passiamo molto più tempo online che fuori casa, quindi penso sia giusto approfittare degli strumenti e dei social per aumentare la visibilità di problematiche sociali importanti. A volte basta anche solo un ReTweet per mettere in comunicazione mondi distantissimi.

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