lunedì 1 giugno 2015

La lezione del rugby: la responsabilità





Se dovesse capitarvi di vedere dei bambini sotto i 10 anni giocare a rugby probabilmente vi potreste emozionare. È abbastanza facile vedere in quella circostanza la rappresentazione della gioia pura. Non si rendono ancora conto né della sofferenza né del senso di sacrificio, ma si assumono responsabilità senza saperlo. Se, per ipotesi, ciascuno di noi non possedesse realmente la capacità di determinare con esattezza le conseguenze del suo pensare e del suo agire, allora anche il concetto di “responsabilità” andrebbe a farsi benedire.
Nel rugby si dice che si è responsabili della palla e di ciò che ne consegue sino a quando il compagno a cui l’abbiamo passata non ne ha fatto qualcosa di buono. In effetti il difetto più grande nei neofiti del gioco sta appunto in questo: tendere a liberarsi della palla nel momento in cui ci si vede chiusi dalla difesa. In sé non è sbagliato, ma non è nemmeno corretto. Dipende dalle situazioni. Se il passaggio ha un senso nella dinamica dell’azione e della partita, ma riesce male, è un problema di strettissima origine tecnica. Se il passaggio non ha un senso, ma ha come unico obiettivo quello di consegnare l’incombenza a qualcun altro, allora è un problema di responsabilità. Difficile sentire in campo compagni borbottare per un passaggio che aveva un senso ma è riuscito male. Molto probabile sentire l’intera squadra lamentarsi alla vista di un passaggio deresponsabilizzante. La responsabilità che ti senti addosso per quanto riguarda la salute, il benessere e la cura dei tuoi compagni di squadra, ti rende parte di una élite. Tutti partecipano e tutti vincono, senza protagonismo. Una super regola ne è la prova: quella che impone di raccogliere la palla ovunque uno si trovi e di rimetterla in gioco nell’interesse del gruppo, anche fuori dal proprio ruolo. La specializzazione dei ruoli è forte, la sincronia del gioco va studiata attentamente. Quindi specializzazione, ma anche flessibilità e conoscenza del lavoro altrui. Tutto questo per sviluppare la capacità di integrarsi, per costruire insieme qualcosa che da soli non può essere fatto: anche nel passaggio del pallone occorre l’attenzione all’altro; non basta passarlo, bisogna farlo in modo che il compagno sia in grado di utilizzarlo al meglio per continuare l’azione. 



Il Rugby e la formazione manageriale

Il rugby si gioca in prima persona e prevede l’assunzione di decisioni e quindi di responsabilità. Il traguardo si chiama META, e averne una nel lavoro e nella vita è già il più grande risultato!

Elementi base per ottenere questo:
§  l’idea di SOSTEGNO: nel rugby si parla di sostegno e non di aiuto. Pensate a quanto sia importante questa differenza, anche in azienda. Finché io do aiuto vuol dire che in quel momento un collaboratore non è in grado di fare una cosa. Il sostegno è invece un supporto per arrivare meglio al risultato.
§  il forte senso di RESPONSABILITA’: ogni attività in azienda dovrebbe nascere da questo profondo senso, l’imprenditore e il manager dovrebbero averli insiti nella loro natura.


THIS IS RUGBY




Roberto Rade
Esperto consulente formatore nel campo della vendita, si pone come partner dei clienti per aiutare la forza vendita a sviluppare competenze sempre più capaci di fare la differenza La metodologia con la quale si sviluppa ogni attività d’aula segue i più moderni schemi di apprendimento del Behaviour Modelling. Le tematiche oggetto di interventi consulenziali e formativi, che per la maggior  parte dei casi sono costruite ad hoc seguendo le specificità del settore di appartenenza, comprendono:

•     Marketing
•     Tecniche di vendita base
•     Vendita complessa e BtoB
•     Tecniche di negoziazione
•     Customer service
•     Comunicazione e relazione
•     Public speaking
•     Time management
•     Leadership
•     Motivazione 
•     Problem solving e creatività
•     Team building e Teamwork

•     Coaching

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