mercoledì 30 marzo 2016

Francesca Ungaro: lo sguardo acuto sulla realtà del web


Francesca Ungaro guarda le cose con una particolare dolcezza, senza che questo ne corrompa la lucidità. Anzi. È quello sguardo pacato e profondo che sa andare ben oltre la superficie, ed estrarre senza paura ciò che ha trovato. Per questo apprezzo molto il suo lavoro in rete e sul blog di FranzRusso nel quale gestisce una rubrica tutta sua, che non a caso si chiama InsideWeb .
Ecco che cosa ci racconta di sé e della sua professionalità

1) Con l'occhio della Psicologa, come osservi le dinamiche sui Social Media? Quali megatrend vedi?
Ciao Paolo e, innanzi tutto, grazie dell'opportunità che mi dai con la tua intervista.
Rispondo con schiettezza e semplicità alle tue domande ed è un vero piacere.

Con l'occhio della Psicologa - come dici tu - ho due punti di vista opposti tra loro che mi sorgono naturali: quello di "sorvolare" la foresta e quello di analizzare ogni precisa corteccia d'albero.
E' facile per me, infatti, osservare i Social Media e le sue dinamiche con uno sguardo complessivo, dall'esterno, e questo mi aiuta molto a capire dove stiamo andando e, soprattutto, come ci stiamo andando.
Sicuramente posso dirti che ci si sta muovendo piuttosto armonicamente, in ogni campo a suo modo – certo – ma con obiettivi unici. La direzione per tutti è, senza dubbio, quella dell'Internet of Things e della Realtà Aumentata, eppure – sembra un paradosso e non lo è – sono le Persone ad essere sempre più al centro.
Perfino più dei Brand.
Perfino più delle novità quasi quotidiane delle piattaforme Social.
Le Persone sono sempre più al centro per chi si occupa di Ecommerce, Customer Care e Customer Esperience. Le Persone sono l'oggetto di chi si è specializzato in Storytelling. Perfino i mercati sono sempre più condizionati dalle Persone, piuttosto che dalle Aziende.

Tornando alla foresta e agli alberi, il mio lavoro sul Web è estremamente verticale. Mi occupo quasi esclusivamente di Content Curation, sul blog del mio amico e maestro Francesco Russo, che mi ha voluto come partner su
http://www.franzrusso.it/ dedicandomi una vera e propria rubrica: http://www.franzrusso.it/insideweb/
I post che scrivo sono tutti relativi ai temi psicologici che sottostanno alla Comunicazione e al Comportamento sul Web. Un campo piuttosto complesso che mi sforzo di "alleggerire" per renderlo comprensibile a tutti. Il mio scopo è sempre quello di portare alla riflessione chi mi legge.
Se da un lato andiamo in contro con ansia alla Realtà Aumentata, questo "porre al centro le Persone" non può che significare il bisogno di Umanizzare tempo, lavoro, spazio, casa, come avessimo bisogno di essere rassicurati che la Tecnologia del futuro ci faciliterà la vita, ma non ce la porterà via.

3) Il problema del Tempo sui Social è vitale: che cosa consigli?
Il problema del Tempo – riformulando la domanda – è essenziale nella vita in generale, oggi, caro Paolo. E' diventato il lusso maggiore, la nostra ricchezza più grande. Ne ho scritto qui: http://www.franzrusso.it/condividere-comunicare/il-tempo-la-risorsa-piu-rara-e-preziosa-sul-web/
Per quanto riguarda la pubblicazione dei post sui vari Social, invece, non mi sono mai molto fidata delle regole: credo più alla propria esperienza personale.
Temi psicologici come quelli che scrivo io sono "senza scadenza", evergreen, per cui si possono riproporre più volte nel tempo.
Temi caldi e News, invece, andrebbero condivisi immediatamente, in real time. Io, tuttavia, tendo a riproporli anche in orari diversi: non tutti lavorano sul Web e il nostro scopo è Informare anche chi si connette più raramente.
4) Quanta "verità" ci può essere nelle Relazioni in Rete?
A mio avviso molto poca.
E so che dicendo questo posso stupire diverse persone.
Non credo sia possibile - per quanto lo possiamo volere – essere veramente noi stessi sui Social Network. Ci possiamo andare molto vicino. Sfiorare quella verità di sè.
Il problema è che voler piacere, e quindi creare un proprio personaggio, è un condizionamento troppo forte per non falsificare almeno un po' la propria immagine.
http://www.franzrusso.it/condividere-comunicare/piacere-agli-altri/
Tuttavia, negli ultimi due/tre anni, il concetto di Credibilità e di Coerenza di se stessi si è intensificato moltissimo. Non a caso, il numero di incontri reali tra persone che si sono conosciute lavorando in rete è cresciuto esponenzialmente, grazie a corsi di formazione, occasioni di lavoro o intrattenimento.
Ci si vuole incontrare nella realtà, guardare negli occhi, confermare a noi stessi che l'empatia sentita in Rete è il riscontro di un sentimento reale.

5) Quanto serve un approccio psicologico nella Vendita?
Tantissimo e sempre di più.
Come dicevo all'inizio, le Persone sono sempre più al centro.
In un Ecommerce, l'obiettivo è trasformare un cestino pieno in acquisti reali: per raggiungerlo oggi si è pienamente consapevoli che il cliente non solo deve venire trattato come individuo, ma debba anche avere la migliore Customer Experience possibile.
Per un Brand, usare lo Storytelling significa coinvolgere lo spirito del cliente senza farlo sentire solo un utente. La storia stimola la sensibilità ed emoziona.
L'importanza sempre maggiore che i Social Media danno ai Video in Live Streaming è un altro esempio dell'intenzione di coinvolgere il più possibile il pubblico.
Non a caso, la miglior teoria e tecnica di vendita in Psicologia si chima Tayloring, ovvero la capacità di "ritagliare sul cliente", sui suoi desideri, sulle sue aspettative, sulle sue "misure" il prodotto che gli vogliamo vendere.
6) e nella Comunicazione in Rete?
Ancora di più.
La Consapevolezza di come avvengono le Relazioni in Rete, a mio parere, è ancora piuttosto scarsa.
Proviamo a pensare, ad esempio, al tema di "Che cosa Condividiamo in rete". Vince ancora il gruppo degli amichetti, non la maturità psicologica di guardare oltre.
Come nella realtà, facciamo gruppo e nel gruppo – o gruppetto - restiamo. A costo di perdere opportunità di crescita personali, umane, creative.
In Rete ci sono le stesse rivalità e le stesse amicizie che nascono tra colleghi d'ufficio, solo che noi "SocialCosi" nascondiamo più facilmente le nostre emozioni vere.
Oggi siamo costretti a Cambiare praticamente ogni giorno della vita: perché è così difficile Cambiare? Che cosa cercano secondo te le persone nei diversi Social Media? Quali gli Errori più grandi dai quali stare alla larga?
Ho scritto un paio di articoli sulla difficiltà e sulla paura del Cambiamento.
Eccoli:
http://www.franzrusso.it/condividere-comunicare/la-difficolta-del-cambiamento-fuori-e-dentro-il-web/
e
http://www.franzrusso.it/condividere-comunicare/la-paura-di-unidentita-nuova-nella-vita-e-sul-web/
Riassumendo, ti posso dire che la Difficoltà consiste nel fatto che generalmente cerchiamo le Soluzioni nel posto sbagliato, perché tendiamo a non uscire dalla Zona di Conforto in cui, pur volendo cambiare, siamo abituati a muoverci. Ne abbiamo una Paura immensa, perché Cambiare comporta per forza un momento di smarrimento, di totale disequilibrio, un salto nel vuoto. Uscire dai nostri vecchi vestiti e ritrovarci nudi prima di indossarne di nuovi.

Cosa cerchino le persone nei diversi Social Media è una domanda molto difficile.
Da Psicologa, di getto, mi verrebbe da risponderti: di piacere agli altri pubblicamente. Di trovare il maggior numero di conferme di sé
Il che non è affatto un male, perché quasi tutte le nostre azioni hanno questo scopo, più o meno inconsciamente.
Se mi fermo un attimo a riflettere, tuttavia,  mi viene da chiedermi se le persone cercano in realtà più la notizia che l'incontro e il confronto con altre persone.
Abbiamo scelto di lavorare sui SocialMedia per avere più possibilità di interagire con gli altri, di crearci davvero un nostro Network, o i SocialMedia li usiamo per mettere in mostra noi?
La risposta riesco forse a dartela rispondendo all'ultima domanda: gli Errori da non fare.
Perdere la nostra Natura. Perdere la nostra Coerenza. Chiuderci in una torre d'avorio di sapienza
che non serve a nessuno, perché più ti chiudi agli altri meno sarai ascoltato.
Fingere. Si sente la finzione: ha un odore che si sente da lontano. Perché un conto è crearci un'immagine pubblica professionale, un conto è prendere in giro le persone, prima di tutto se stessi. Non interagire: condividere solo il proprio lavoro, quello del proprio gruppo e non aprirsi al confronto.
Non leggere. Commentare i post senza averli letti perché quello che interessa è dire la propria opinione. Questo, però, non è un confronto: leggi. E leggi ancora, perchè non è detto che tu non possa imparare qualcosa in più.
E ascolta. Ascolta prima di parlare. Perché non è detto che la tua opinione sia necessaria.

giovedì 17 marzo 2016

Noi abbiamo creduto e conosciuto


Si impara sempre da tutto. Tutto diventa occasione per migliorare nella gestione della propria impresa, dei propri affari.
Perché la vita offre sempre spunti, spunti importanti, basta saperli cogliere e calare nella nostra realtà, qualche che sia. 
Così capita che mi giunga alle orecchie un famoso brano del Vangelo, quello in cui Pietro risponde, a nome di tutti gli apostoli, ai quali Gesù ha chiesto se, come altri discepoli, anche loro desiderino abbandonarlo, che no, loro non lo abbandonano perché loro hanno creduto e conosciuto che è il Messia.
Creduto e conosciuto.
Non il contrario. 
Non conosciuto e creduto.
Interessante, anche per gli affari.
Perché vuol dire che prima si crede, cioè ci si fida, poi si conosce, cioè si impara a stimare e ad apprezzare. Non il contrario.
Vuol dire che prima di fare affari con te, andare a capire, andare a comperare, devo fidarmi, credere, mettermi nelle tue mani.
Vuol dire quindi che ciò che dobbiamo innanzitutto creare è la fiducia, creare autorevolezza, diventare affidabile agli occhi dei potenziali clienti.
Devo prima conquistare la tua fiducia e solo dopo la tua stima: prima c'è l'abbandono poi la ragione. Non perdo tempo a capire cosa vuole offrirmi chi non si rende credibile, affidabile.
Staremo mica parlando di content marketing e social selling? 
Che ne dite?

lunedì 7 marzo 2016

Nasce Travel For Business: fare affari viaggiando per affari e non solo



Rosemarie Caglia è sempre stata all'avanguardia: le sue idee sono sempre state capaci di creare novità e offrire opportunità nuove.
All' inizio del millennio fu sua intuizione quella di valorizzare il ruolo del Travel Manager nelle imprese, trasformandolo da "operaio delle prenotazioni" per i colleghi, in stratega del Business Travel. Dopo alcuni focus group nei quali si studiava questa nuova professionalità si passò a dei veri e propri Master in TravelManagement ai quali fui onorato di contribuire.
Oggi, dopo una prestigiosa carriera, Rosemarie ha scelto di puntare su una novità: e lancia Travel for Business, un portale che presto diventerà community per sostenere i "viaggiatori seriali" delle PMI, gli artigiani, i professionisti, gli imprenditori ed aiutarli a spremere il loro viaggio. 
Viaggiare per affari e sopratutto fare affari viaggiando: questo il mondo del quale Travel For Business, che già dispone di una pagina LinkedIn, una pagina Facebook e un account Twitter, vuole raccontare. I primi articoli sono già molto interessanti, non solo le interviste a viaggiatori famosi, come la giornalista Paola Bacchiddu, ma anche i suggerimenti su come fare network in viaggio e in particolare negli USA.
Ecco cosa ci racconta Rose a proposito di questa sfida.





Perché ti sei lanciata in questa nuova avventura dopo tanti anni di successi nel mondo del business travel?
Qualcuno potrebbe definirlo b2, biforcazione biografica, che è l’atteggiamento di chi - a un certo punto della vita - dà un calcio alla routine per cercare la propria strada. Io la chiamo semplicemente “passione” per i viaggi d’affari e la nuova strada che ho intrapreso è stata un prosieguo naturale delle esperienze significative che ho avuto negli ultimi 20 anni.
Ho analizzato il mercato, osservato i trend e ho voluto offrire le mie conoscenze a chi è impegnato in prima persona a viaggiare per lavoro, a chi occupa molto spesso il suo tempo professionale, ma anche personale, in trasferta.
L’idea  di creare Travel for business,  la prima community dei viaggiatori d’affari, ha proprio l’intento di mettere a fattor comune le competenze di chi si muove per fare business nel mondo, e condividere la consapevolezza del singolo perché diventi patrimonio condiviso per molti.
           
           Hai parlato di mercato e nuovi trend. A che cosa ti riferisci esattamente?
Da tempo si osserva un radicale cambiamento nel settore, non solo negli aspetti economici, ma soprattutto per i numerosi strumenti tecnologici che hanno mutato la travel experience. I consumatori richiedono sempre più un’esperienza di viaggio personalizzata, sebbene di rado riescano a individuare, da parte dei fornitori finali del servizio, soluzioni che siano davvero interessanti e appropriate alle loro esigenze.
I viaggiatori  vengono subissati da informazioni pubblicitarie e messaggi che spesso finiscono nel cestino o addirittura, nel 70% dei casi, arginati da programmi di antispam o sistemi che bloccano l’advertising sui dispositivi mobili.
Se da un lato non si apprezzano più le pubblicità massive e i messaggi apparentemente senza un fine reale (anzi: si diffida di chi non dichiara i suoi obiettivi), c’è però oggi una popolazione di viaggiatori nuovi e più consapevoli che si dichiara disponibile a partecipare le proprie esperienze con altri e in qualche modo vuol fare del proprio patrimonio personale un patrimonio condiviso.Sono convinta che anche questo sia un aspetto evolutivo dellasharing economy culture, assolutamente in linea con il progetto di Travel for business che avevo in mente con l’obiettivo, appunto, di far incontrare i viaggiatori d’affari per condividere esperienze di viaggio e opportunità di business; in pratica viaggiare per affari ma anche migliorare e apprendere come essere più produttivi quando si viaggia per affari.
I business traveller, sia che viaggino per una grande azienda o per una piccola realtà, vogliono e pretendono informazioni certe, concrete e realistiche, che derivano proprio dall’esperienza di persone simili a loro. Il valore di Travel for business sta proprio nel fatto che le testimonianze raccolte sono indipendenti e imparziali, che il sito è attento a non cadere nelle logiche condizionate di marketing né nelle scelte di business basate esclusivamente (o quasi) sul posizionamento di offerta nei motori di ricerca o sulla forza di alcune categorie di fornitori.

Quindi Travel for business è un nuovo modo di fare informazione nei viaggi?
Travel for business vuole, in primis, essere il punto di riferimento dei viaggiatori d’affari perché mette a disposizione informazioni aggiornate e soprattutto condivise da altri viaggiatori che conoscono le esigenze di chi si muove per lavoro e sanno cosa raccontare e “insegnare” agli altri.
Travel for business è dunque informazione ma anche community. Uno spazio virtuale che diventa patrimonio di tutti i viaggiatori d’affari e che ha lo scopo di aiutare e consigliare le persone a muoversi meglio nel fare business in giro per il mondo.
Perché è proprio dalle esperienze messe in comune che si impara a conoscere meglio una destinazione, una cultura, una soluzione e perché no, anche un’opportunità segnalata da chi è stato prima in un certo posto.Un punto d’incontro per approfondire, scambiarsi opinioni e suggerimenti e magari allearsi nello sviluppo di nuovi mercati, di particolari business.
Perché Travel for business permette proprio di far incontrare persone con affinità professionali esplicite, che non hanno solo bisogno di sapere come muoversi in certi Paesi, ma anche come muoversi in certi contesti di business per affinare le proprie capacità di fare affari.
Insomma, con Travel for business, chi viaggia per affari impara anche come fare affari viaggiando. 

Di che cosa hanno bisogno oggi gli artigiani, i professionisti, le piccole-medie imprese che viaggiano per affari?
Le istituzioni, le camere di commercio e le organizzazioni stanno facendo moltissimo per facilitare le PMI italiane nello sviluppo del loro business all’estero. L’Italia, che ha un grande potenziale con il “Made in Italy”, non è però allo stesso passo di nazioni europee come Germania e Spagna che hanno, invece, saputo trovare nella leva dell’export maggiori opportunità. Inoltre, esistono ancora notevoli limiti sulla capacità di prepararsi adeguatamente al viaggio come opportunità di fare affari.
A questo riguardo, e con il contributo dei miei partner, è stata già strutturata una serie di  percorsi formativi che, indipendentemente o in affiancamento a percorsi già avviati, avranno proprio lo scopo di supportare le piccole medie imprese italiane e gli artigiani a migliorare la loro efficacia nel viaggio sia nella preparazione sia nel momento di incontro con potenziali clienti esteri.
L’obiettivo è offrire loro le conoscenze per cogliere e realizzare più business durante un viaggio di lavoro: come far fruttare al massimo un evento all’estero, come prepararsi a una fiera, come presentarsi a un interlocutore estero o più semplicemente come organizzare al meglio il proprio viaggio e la relativa agenda degli appuntamenti e degli incontri, e dove incontrare opportunità di business all’estero…Ne è un esempio il percorso formativo recentemente realizzato di come usare LinkedIn per espandere le relazioni di business quando si viaggia per lavoro. 

           Come state promuovendovi on-line?
Travel for business nasce come punto di incontro sul web e la community può leggere gli aggiornamenti e i suggerimenti sulla pagina www.travelforbusiness.it; è una realtà naturalmente interattiva, i lettori sono liberi - anzi, sono invitati! – a commentare i servizi e a integrarli. Ma stiamo dedicando anche una grande attenzione alla comunicazione sui canali social. Siamo presenti su LinkedIn, Facebook, Twitter e G+. E per ogni Social offriamo contenuti a seconda dell’interesse e target. Per esempio,su Twitter siamo molto seguiti dal pubblico americano e più in generale estero. Questo a dimostrazione che certe logiche di Social Economy sono più avanzate oltre confine rispetto a quanto avviene nel mercato nazionale. Il nostro canale Facebook invece è indirizzato principalmente a chi viaggia in senso generale, anche per piacere, e così può cogliere dai suggerimenti opportunità per migliorare le future esperienze di viaggio.
Ma qualche estensione al leisure travelling non toglie che Travel for business nasce per i business traveller ed è quindi il loro portale, sono loro stessi che ne integrano i contribuiti e contribuiscono a costruirne l’identità . Così avviene in una community e così sarà sempre più grazie al contributo di chi diventa TFB Author, Contributor o più semplicemente viaggiatore più consapevole.

Quali sono i prossimi sviluppi di Travel for business
Oggi, a poco più di un mese dal lancio del portale, abbiamo già qualche migliaio di viaggiatori d’affari che ci seguono regolarmente e addirittura il nostro portale è stato proposto in alcune intranet aziendali per la condivisione e crescita di esperienze della popolazione viaggiante.

Il nostro obiettivo è sviluppare una formula di maggiore interazione con i viaggiatori che si muovono per lavoro e offrire via via nuovi vantaggi che riescano concretamente a tradursi in maggiore produttività quando si viaggia per affari.

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